
Treviso | Il Panevin
Il Panevin, un'antica tradizione contadina locale molto discussa in questi ultimi anni. Un dibattito spinoso in cui il mantenimento delle tradizioni si scontra con i problemi ambientali che stiamo vivendo nella nostra epoca.
Il Panevin
Noi lo chiamiamo Panevin, è diffuso in particolare nell’Italia nord-orientale e cambia nome in base alla zona.
Si tratta di un tradizionale falò di inizio anno che, ora come un tempo, riunisce intorno a sé la comunità o le singole famiglie durante la serata della vigilia dell’Epifania a chiacchierare, sorseggiare vin brulé, mangiare la pinza e attendere il verdetto sulla sorte dell’anno che sta cominciando.
La tradizione infatti vuole che, una volta incendiata la catasta di legna, osservando la direzione che il vento fa prendere al fumo e alle faville, sia possibile pronosticare la prosperità dell’anno che verrà.
Come detto il Panevin è una tradizione diffusa in diverse province ed inevitabilmente in ogni paese l’usanza varia, per cui a Treviso sicuramente la serata non si svolgerà esattamente come quella di un comune della campagna Pordenonese.
Oltre al nome, una variante la subiscono sicuramente anche i detti popolari che interpretano la direzione delle faville e nella zona in cui siamo cresciuti noi il detto recita:
Se‘l fumo va a marina, bondansa de farina
se‘l fumo va al mar, ghe xe tanto da penar
se‘l fumo va a montagna, la sarà na gran cucagna
se‘l fumo va verso sera, poenta nea cajera
se‘l fumo va a matìna, tòte el saco e va a farina.
Se il fumo va in qua e in là, ci sarà molta abbondanza di farina
se il fumo va verso il mare (sud – Ostro), ci sarà tanto da penare
se il fumo va verso la montagna (nord – Tramontana), sarà una gran festa
se il fumo va verso sera (ovest – Ponente), ci sarà polenta da mettere in pentola
se il fumo va verso mattina (est – Levante), prendi su il sacco a vai ad elemosinare la farina.
Questo è il motivo per cui, percorrendo le strade del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e dell’Emilia e soprattutto delle province di Treviso, Venezia e Pordenone i giorni antecedenti il 5 gennaio, è facile vedere cataste di legna, frasche, rami e sterpaglie raccolte dai campi ammassate in un punto prestabilito.
Attenzione però che in alcuni luoghi, come a Padova, bruciano la vecchia. Questa usanza a Treviso è praticata a metà Quaresima.
Famoso per la sua grandezza è il Panevin di Arcade (TV) che ogni anno riunisce migliaia di persone attorno a sé provenienti da tutta la provincia.
La discussione
Ultimamente sentiamo spessissimo parlare del problema della qualità dell’aria compromessa dagli scarichi delle auto, dalle emissioni dei riscaldamenti e delle industrie e non si può fare a meno di pensare all’ulteriore contributo che porta questa tradizione.
Come si può immaginare l’accensione di così tanti fuochi nello stesso momento causa inevitabilmente un peggioramento della qualità dell’aria che ci accompagna anche nei giorni successivi al 5 gennaio, infatti per qualche giorno non è così strano sentire l’odore della legna bruciata che aleggia per i paesi.
Sempre più spesso, per questo motivo, ogni anno si discute su quanto sia giusto mantenere la tradizione e se vada bene o meno accendere un fuoco per paese o quartiere. Inevitabilmente le Amministrazioni comunali emanano delle ordinanze che regolano le combustioni e non sempre queste decisioni vengono accolte volentieri.
La nostra opinione
Noi personalmente siamo favorevoli al mantenimento della tradizione moderando però il numero dei falò. Siamo convinti che le usanze caratterizzino ogni parte della Terra e se non esistessero queste sarebbe tutto tremendamente monotono.
È innegabile però che, trovandoci oltretutto nella Pianura Padana (uno dei luoghi con la qualità dell’aria peggiore in Europa), sia necessario fare dei ragionamenti razionali e valutare bene il da farsi.
Oggi come oggi, per ottenere i risultati necessari alla salvaguardia dell’ambiente siamo chiamati a cambiare le nostre abitudini e, mantenendo un comportamento consono durante tutto l’anno (non esagerare con i riscaldamenti, usare l’auto solo quando necessario, adottare alternative per il controllo delle emissioni), per il momento la riduzione a un Panevin per Comune secondo noi, eticamente parlando, potrebbe essere un buon compromesso.
E secondo voi? Fateci sapere con un commento cosa ne pensate, ci piacerebbe sapere se siete d’accordo con noi o meno, se per voi le tradizioni sono da mantenere e se i compromessi sono accettabili.
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4 commenti
Davide
Sono favorevole a ridurre il numero di panevin senza perdere le tradizioni popolari.
Ritengo anche necessario aumentare i controlli affinché vengano bruciate unicamente sterpaglie e inoltre non è proprio necessario fare la gara a chi fa la catasta più grande.
niamondo
Esatto! Siamo d’accordo, ridurre con l’obiettivo di trovare delle valide alternative alle combustioni inquinanti.
Gabriele Coassin
Ottima sintesi, molto ben scritto, complimenti!
Credo che sarebbe frustrante limitare il numero dei fuochi e ben pochi privati rispetterebbero i divieti.
Certamente le autorità locali possono intervenire limitando le dimensioni dei roghi “ufficiali” e comunitari.
Ma c’e un problema scientifico di fondo.
Qualche ente o istituto attendibile ha mai fatto una misurazione seria per vedere se QUESTI fuochetti sono VERAMENTE influenti in modo significativo sulla qualità dell’aria?
niamondo
Alcuni comuni limitano già i fuochi con delle ordinanze e autorizzano solo i principali del paese.
Ogni anno, il giorno successivo, i giornali riportano i dati di PM10 rilevati da Arpav: nel 2018 è stato raggiunto un picco di 243 microgrammi/mc, nel 2019 335 microgrammi/mc e quest’anno 445 microgrammi/mc.
Il limite di legge da non superare più di 35 giorni all’anno è di 50 microgrammi/mc.
Se vogliamo ottenere dei risultati per la salvaguardia dell’ambiente e della salute è necessario modificare le nostre abitudini e, in questo caso, secondo noi ridurre i volumi e il numero dei Panevin può essere un buon inizio, ma con l’obiettivo di trovare delle valide alternative alle combustioni inquinanti.