
Diario di viaggio | Irlanda on the road #4 – Cobh e Cork
29 settembre
Il programma di oggi prevedeva una visita a Cobh e una a Cork, la seconda città più grande d’Irlanda, ma non prima di aver fatto la spesa per risparmiare un pochino sul pranzo.
Il porto di Cobh
Cobh, nella Contea di Cork, è una piccola cittadina situata sulla foce del fiume Lee che si trova in un’isola, chiamata Great Island, ed è raggiungibile grazie ad alcuni ponti che la collegano alla terraferma. La sua posizione e la sua morfologia hanno fatto sì che sia diventato il secondo porto naturale più grande al mondo dopo il Sidney Harbour. Il suo nome non è sempre stato Cobh, infatti un tempo, per onorare la visita della regina Vittoria, venne modificato in Queenstown fino a quando, con la vittoria della repubblica, tornò ad avere il suo nome originale.
Una volta arrivati a Cobh, essendo un paese tranquillamente visitabile a piedi, abbiamo lasciato la macchina nel parcheggio della cattedrale e abbiamo proseguito per il centro storico, ovvero la zona a ridosso del mare. Questa piccola cittadina è caratterizzata dalla presenza di alcune casette colorate che danno sul mare dominate da una grande e imponente cattedrale in stile gotico decisamente sproporzionata rispetto alla grandezza del paese.
Come detto, Cobh è un porto e da qui, durante la Grande Carestia, partirono 70.000 persone per lasciare la loro casa in cerca di nuova fortuna. Tra il 1848 e il 1950 da questo porto salparono circa 2,5 milioni di persone e tra le tante navi che hanno attraccato qui, una in particolare la conosciamo tutti: il Titanic. Cobh infatti è stata l’ultima tappa del transatlantico prima di partire per il suo viaggio verso l’America, concluso tragicamente tra il 14 e il 15 aprile 1912 in seguito alla collisione con un iceberg. Il molo da cui è salpato, seppur eroso dal tempo, è tutt’ora visibile dal lungomare.
Dopo aver fatto la foto di rito delle casette con la cattedrale dietro, aver passeggiato sul lungomare ed esserci seduti sulle panchine ad ammirare l’orizzonte, abbiamo ripreso la nostra bella macchinina e ci siamo diretti verso Cork, una grossa cittadina (per i canoni irlandesi) di più di 200.000 abitanti dove pare che il 40% siano under 25, grazie soprattutto alla presenza dell’università.
In questo viaggio, come probabilmente avrete capito, non ci siamo soffermati troppo su cosa avremmo potuto vedere nelle città, abbiamo preferito “lasciare al caso” le visite ai paesi e programmarci meglio le mete naturalistiche.
Arrivati a Cork, quindi, non avevamo grandi programmi se non andare all’English Market, il mercato coperto in stile vittoriano, dove al piano terra si possono trovare tutti i prodotti tipici irlandesi e al piano superiore c’è la zona ristorazione. Dopo aver passeggiato tra le bancarelle, tra pesce, carne, formaggi, uova, dolci e chi più ne ha più ne metta, abbiamo proseguito il nostro giro tra le vie della città che sprizzavano di vita.
Facendo slalom tra le persone abbiamo trovato un carinissimo posto per il nostro aperitivo in stile Cork, il Mutton Lane Inn, un tipico pub irlandese piccolino ma pieno di carattere. L’illuminazione con le candele lo rende un posto molto raccolto, vale la pena farci visita e magari gustarsi una birra tipica di Cork, la Beamish o la Murphy’s, le due stout che assieme alla Guinness formano le “Big Three” irlandesi. Queste tre birre sono molto simili come consistenza e come gusto, ma facendo particolare attenzione si possono notare delle differenze nel gusto.
Dopo una breve passeggiata e dopo essere tornati al parcheggio a riprenderci l’auto ci siamo diretti fuori dal centro città, in un paesino piccolo ma molto turistico, Blarney, dove abbiamo poi passato la notte al grazioso B&B Aschcroft ad una decina di minuti a piedi dal centro del paese. Dopo aver lasciato le valige nella nostra stanza abbiamo approfittato per farci una passeggiata fino al piccolo centro che, nonostante la grandezza, ospita una discreta quantità di ristoranti, pub, negozi, ecc.
Eravamo a conoscenza della presenza di un castello nei pressi di Blarney, ma non sapevamo che fosse così vicino e neanche che fosse così tanto grande, infatti porta molto turismo nel luogo. Solo il giorno successivo, una volta arrivati di fronte al cancello d’entrata del parco di questo castello, ci siamo resi conto della grandezza e dell’importanza di questo sito perché ci siamo trovati davanti a diverse comitive di turisti, e così abbiamo capito perché nel paesello ci sono tanti ristoranti, pub e negozi.
Infine, per concludere la giornata abbiamo cenato al The Muskerry Arms, dove con un buon panino e una birra abbiamo passato la serata guardando una partita di rugby… da veri nordici quindi 😉
Se volete sapere come abbiamo passato il giorno successivo non vi resta che leggere il quinto capitolo del nostro diario di viaggio 🙂


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